19 dicembre 2012

In questo tempo di crisi ancora Natale, per tutti


Condizioni Umane ospita questa riflessione permeata di profonda spiritualità di don Edmondo, il mio impagabile collega di Religione al Duca degli Abruzzi di Treviso.
Al suo augurio mi associo anch'io, nella mia modesta laicità.
Buon Natale ai lettori di CU da Alessandro Bellan

In questo tempo di crisi, non solo economica e sociale; di smarrimenti non solo religiosi e culturali; di emergenze, non solo educative e geologiche; in questo tempo di angosce, non solo psicologiche e di popoli; di incomunicabilità e predominanza delle passioni tristi che ripiegano ciascuno nell’orizzonte del particolare e del privato; in questo tempo di sofferenze ed amarezze, di smarrimenti ed abbandoni, di tradimenti e solitudini; in questo tempo di penuria di speranza e di sorrisi amari; in questo tempo della fretta della ragione per la sete di compimento totale che pretende di giungere sempre e subito alla verità delle cose; in questo tempo ove l’uomo d’oggi sembra vagare nel buio… giunge ancora il Natale.
In questo tempo si respira un’aria, un clima… asfittico per un oggi pesante, un domani minaccioso ed un passato perduto, e si incontrano facce sempre più cupe, fronti aggrottate, occhi sempre più preoccupati. Sguardi sempre più tetri ed indifferenti si fanno pressanti attorno a noi, fino a fare terra bruciata della speranza, della fiducia, della cordialità, della giustizia… Tutto diventa più difficile: il cuore si rattrista e si intristisce, lo spirito rinsecchisce, le rughe scavano il cuore, lo slancio vitale ricade su se stessi, ed il grigiore e la tristezza aumentano.
In questo tempo… arriva il  Natale.
Arrivano anche gli spot pubblicitari che ci convincono che  ‘a natale si può’,  che ‘a natale possiamo esser più buoni’. Qualcuno invita anche a praticare meglio l’arte dell’umorismo, non l’ironia feroce e sprezzante o il sarcasmo beffardo, ma l’umorismo, cioè il buon umore che nasce dalla voglia di vivere, uno sguardo che si posa sulle persone e sulle cose senza cattiveria ed amarezza nel cogliere le debolezze e le fragilità: ma tutto questo dura poco; è bello, ma passeggero, quando non resta impraticabile e impossibile, una chimera o volontarismo titanico insignificante. E così, alla fine, tutto torna come prima.
Anche in questo contesto e  in questo tempo, giunge ancora il Natale.
“Vi annuncio una grande gioia per tutto il popolo. Ci è nato un figlio, ci è donato un Bambino, il Salvatore, è il Dio-con-noi”.
Ecco il Natale.
In quella notte, nel silenzio di quella notte un annuncio:’ è nato il Salvatore’; nel buio della notte… rifulge una grande luce; ….ad un popolo immerso nelle tenebre, amareggiato ed oppresso… giunge una grande gioia.
Quell’annuncio risuona anche oggi; quella luce rifulge anche oggi dentro le tenebre dell’umanità oppressa e affranta, smarrita e triste: ‘per voi è nato un Bimbo, il Dio con noi’.
I pastori, allora, accolgono l’invito e vanno alla grotta, e vedono il Bambino avvolto in fasce e deposto in una mangiatoia, davanti a Maria e a Giuseppe, in silenzio e trepidanti. E gioiscono al vedere il bambino...
I pastori sperimentano per primi Dio nel volto del Bambino; sperimentano in modo del tutto particolare che lo sguardo di Dio sugli uomini è uno sguardo d’amore, sguardo che porta la pace e felicità; sguardo che invita a una relazione di fiducia filiale con il Dio che permette una relazione fraterna con tutti. I pastori scoprono con meraviglia che per incontrare Dio non occorre ‘salire nelle altezze’, perché Dio stesso è  già disceso ‘sulla terra’, e che per trovarlo, bisogna ancora discendere e guardare verso chi è più piccolo di sé. I pastori aprono in questo modo, davanti a noi, l’unico cammino che conduce all’entrata nel Regno di Dio.
Ecco il Natale.
A Betlemme, in quella grotta tutto è dimesso, tutto è umile: Maria, Giuseppe, i pastori… non danno spettacolo. Da qui, da questa povertà e normalità di vita parte la più grande rivoluzione della storia.  In quella grotta manca tutto; il luogo è povero e spoglio; eppure è pieno di gioia, di tenerezza e dolcezza. E i pastori, povera gente gustano una gioia inedita, assaporano il gusto della vita, sono invasi dal sorriso del Bambino, dal silenzio della Madre, dalla trepidazione di Giuseppe.
Anche per noi è Natale.
Andiamo anche noi a Betlemme e vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere” (Lc 2,15). Come loro, anche noi, così come siamo, con le nostre paure ed angosce, con le nostre tristezze e fallimenti, lasciamo le nostre umane sicurezze e… andiamo alla grotta di Betlemme, per vedere il Natale e per gustare la gioia del Natale, per fare ancora Natale.
Andiamo anche noi per vivere la gioia di accogliere quel Bambino che ricorda che gli occhi di Dio sono aperti sul mondo e su ogni uomo. Gli occhi di Dio sono aperti su di noi perché Lui è fedele al suo amore. Solo questa certezza può condurre l’uomo verso traguardi di pace  e prosperità.
Qui troviamo la fonte non solo dell’umorismo, ma della gioia; qui troviamo la fonte del dono e del sorriso, della bontà verso ogni uomo e di ogni gratuità, il dono della pace dentro le sofferenze umane. Qui troviamo la serenità del cuore, la pace dell’anima, la riconciliazione con noi stessi. Tutti coloro che incontrano il Bambino Gesù, ricevono il suo sorriso; e così la luce del suo volto illumina il buio di ogni esistenza, l’esistenza  di tutti coloro che lo accolgono nella gratuità e sorpresa dell’amore, così da diventare popolo non più immerso nelle tenebre, ma sempre illuminato dal sorriso di Dio, inondato del suo amore, arricchito della sua grazia.
A Natale si comprende che si può vivere senza cose, ma non senza tenerezza e dolcezza e che la mancanza di tenerezza è più insidiosa della mancanza di pane. A Natale celebriamo nella gioia la nascita di Gesù povero tra i poveri, protetto unicamente dall’amore di Maria e Giuseppe.
Dio ha raggiunto l’umanità, nessuno è più perduto, nessuno è escluso dall’abbraccio di Dio. D’ora in poi nessuno è mai più solo. Nessuna situazione umana è lontana dalla sua presenza e dal suo amore. Il Natale ci annuncia che Dio è con noi, che fa sua la causa della piena umanità dell’uomo. Questa unione di Dio con ogni uomo e donna è un invito e uno stimolo alla fraternità.
Natale: nasce il Dio-con-noi.
C’è un Dio che non si ritrae, ma scende; non un Dio in fuga dal buio, ma un Dio che scende nel buio dell’umanità. L’incarnazione di Dio: Dio si rivela nella fragilità e bellezza di un bambino, fragile, indifeso, che si affida all’umanità. Quando nasce un bambino, quanta gioia, pace, luce, novità! Se poi questo Bambino è il Figlio di Dio che si fa uomo...! Questo bambino si affida alla mia umanità, a ciascuno di noi. E’ un Dio che viene dentro l’umanità, l’assume pienamente, si mette a rischio di contagio e di pianto, di fragilità e di debolezza; si pone a fianco di ogni vivente, e condivide la condizione di ogni uomo e di ogni donna: e così la condizione umana diventa significativa.
Il Natale diventa anche il momento opportuno per interrogarci sulla nostra fede. Non è una festa per cullarci, ma per scuoterci. Allora, che cosa cerchiamo di più: l’opulenza  o la fragilità di Dio? Che cosa crediamo di più: il potere o la scelta fatta da Dio di accettare la nostra debolezza? Chiediamoci fin dove siamo disposti a condividere la sua scelta di debolezza, a seguire il percorso di vita esigente dell’amore, a scoprire l’inedito dell’amore. Rispondere a queste domande diventa un nuovo nascere nell’amore. Non dobbiamo mai smettere di nascere nell’amore.
Il Natale diventa un’occasione per  scoprire che la vera felicità  va cercata in quel Bambino: non nel potere, non nel denaro, non nella carriera, non nel successo umano, neppure nelle nostre relazioni umane con gli altri. Unicamente nel Dio che rivela questo Bambino possiamo trovare pace, gioia e felicità.
Il mio augurio: che il Natale
- ci trovi sempre più simili a Colui che è divenuto un Bambino per amor nostro;
- ci trovi più semplici, più umili, più santi, più lieti, più misericordioso, più pieni di Dio;
- ci faccia crescere nella fede che in Gesù Cristo, Verbo  fatto carne, Dio è entrato nella storia e si è rivelato come fratello, amico, Maestro e Salvatore;
- ci aiuti ad affidare la nostra vita a Colui che solo può darle pienezza nel tempo ed aprirla ad una speranza oltre il tempo;
- ci doni la gioia della fraternità, il gusto della vita quotidiana, il sapore dell’amicizia, la fragranza dell’amore, la sorpresa di… Dio.
Buon Natale a tutti
d. Edmondo