16 febbraio 2013

Arcipelago Amazon

Sono a migliaia, vengono dalla Spagna o da altri paesi dell'Europa mediterranea colpiti dalla crisi, oppure da Romania, Ungheria, altri Stati dell'Unione europea dove la povertà di massa spinge a emigrare, e il basso costo del lavoro scatena gli appetiti di produzione low cost delle multinazionali. E i big global players li sfruttano come bestie, come forzati, roba da ricordare gli schiavi nelle prigioni di cotone, il lavoro infantile in Pakistan o le fabbriche-lager in Cina. Amazon, il più grosso commerciante online del mondo, è sotto accusa: ha costruito un vero e proprio Arcipelago GuLag del lavoro forzato con miseri contratti a termine per gli schiavi e i forzati del turbocapitalismo globale, neoliberista e senza scrupoli. (Continua su Repubblica.it)