"Sarà versato il sangue di altri fedeli servitori dello Stato, colpevoli
di aver compiuto il proprio dovere, in un contesto in cui non tutti si
comportano allo stesso modo".
Molti studenti mi hanno chiesto quali libri, fra i tanti che si trovano nelle biblioteche e in libreria, si "devono" leggere sulla mafia. Resto sempre incerto su come soddisfare degnamente questa curiosità, certo suscitata non solo dai recenti fatti di Brindisi e al ventennale della strage di Capaci, ma mossa da un urgente bisogno di conoscenza da parte dei giovani.
Sono del parere che gli instant book, i pamphlet, le inchieste sulla mafia - anzi sulle mafie - non aiutino molto a orientarsi su questo fenomeno. Esistono film, serie tv, sceneggiati, documentari a non finire su questo fenomeno. Ma, come ci insegna Hegel, non tutto ciò che è noto è anche conosciuto. Essere informati non significa aver capito.
Nella lettera sopra riportata emerge invece che Giovanni Falcone aveva colto il punto decisivo: se manca un comportamento condiviso, un orizzonte valoriale partecipato, se cioè viene meno un ethos, la mafia dilaga e colonizza le coscienze. Inculca anche nei più forti e coraggiosi, negli onesti e negli integri, il dubbio, il tarlo, l'idea corruttrice che essere giusti non serve a niente. Nel suo Diario Corrado Alvaro scriveva che "la disperazione più grave che possa impadronirsi di una società è il dubbio che vivere onestamente sia inutile". La "mafiosità" è infatti una categoria dell'anti-spirito: nega lo spirituale nell'uomo, afferma che tanto tutti vogliamo le stesse cose (potere, piaceri, soldi, vita comoda e senza preoccupazioni, controllo totale), irride l'idea di una vita partecipata e democratica, riproponendo in modo atavistico la subordinazione dell'uomo all'uomo, le disuguaglianze sociali, il primato della gerarchia e della violenza primordiale, nonché quello di un presente che è subito passato sul futuro; esaltando la sopraffazione sul dialogo razionale, l'individualismo predatorio e famelico sul bene comune, istituendo un'anti-comunità di uomini isolati e asserviti, indifferenti al male e al dolore. Il suo potere è il divide et impera dell'esser-così. La mafia (nome collettivo per tutte le mafie) è perciò deviazione (prima ancora che negazione) della verità (chi parla, chi la dice, chi la racconta è un "infame"): una deviazione che consuma, infetta, corrode e infine uccide il futuro.
Nella lettera sopra riportata emerge invece che Giovanni Falcone aveva colto il punto decisivo: se manca un comportamento condiviso, un orizzonte valoriale partecipato, se cioè viene meno un ethos, la mafia dilaga e colonizza le coscienze. Inculca anche nei più forti e coraggiosi, negli onesti e negli integri, il dubbio, il tarlo, l'idea corruttrice che essere giusti non serve a niente. Nel suo Diario Corrado Alvaro scriveva che "la disperazione più grave che possa impadronirsi di una società è il dubbio che vivere onestamente sia inutile". La "mafiosità" è infatti una categoria dell'anti-spirito: nega lo spirituale nell'uomo, afferma che tanto tutti vogliamo le stesse cose (potere, piaceri, soldi, vita comoda e senza preoccupazioni, controllo totale), irride l'idea di una vita partecipata e democratica, riproponendo in modo atavistico la subordinazione dell'uomo all'uomo, le disuguaglianze sociali, il primato della gerarchia e della violenza primordiale, nonché quello di un presente che è subito passato sul futuro; esaltando la sopraffazione sul dialogo razionale, l'individualismo predatorio e famelico sul bene comune, istituendo un'anti-comunità di uomini isolati e asserviti, indifferenti al male e al dolore. Il suo potere è il divide et impera dell'esser-così. La mafia (nome collettivo per tutte le mafie) è perciò deviazione (prima ancora che negazione) della verità (chi parla, chi la dice, chi la racconta è un "infame"): una deviazione che consuma, infetta, corrode e infine uccide il futuro.
Perciò non c'è un libro-summa in cui si possa trovare la risposta a tutte le domande che sorgono sulla mafia come fenomeno culturale, politico, sociale. Oltre alle forze dell'ordine e alla magistratura esistono però molte associazioni che la combattono, come Libera, l'associazione fondata nel 1995 contro tutte le mafie. Ricordiamoci il movimento antimafia Ammazzateci Tutti, sorto a Locri nel 2005 dopo l'assassinio (verosimilmente da parte della 'Ndrangheta calabrese) del Vicepresidente del Consiglio della Regione Calabria Francesco Fortugno. Ricordiamo l'impegno quotidiano dell'europarlamentare Sonia Alfano, figlia di Beppe Alfano (ucciso nel 1993 per le sue inchieste giornalistiche su mafia e massoneria) prima presidente della Commissione Antimafia Europea. E soprattutto ricordiamoci dei mille morti per mafia, la più grande strage che sia mai stata compiuta nel dopoguerra in un paese occidentale (e alla quale vanno aggiunti gli uccisi dalla 'ndrangheta, dalla camorra e dalla sacra corona unita): di essa il simbolo più atroce resta Giuseppe Di Matteo, sequestrato a tredici anni, ucciso e sciolto nell'acido a quindici per vendetta nei confronti del padre, collaboratore di giustizia.
Letture consigliate:
Leonardo Sciascia, Il giorno della civetta, A ciascuno il suo, Una storia semplice (Adelphi);
Edward C. Banfield, Le basi morali di una società arretrata (Il Mulino 1976);
Giovanni Falcone e Marcelle Padovani, Cose di cosa nostra (BUR 2004);
Roberto Scarpinato, Le ultime parole di Falcone e Borsellino (Chiarelettere 2012);
Edward C. Banfield, Le basi morali di una società arretrata (Il Mulino 1976);
Giovanni Falcone e Marcelle Padovani, Cose di cosa nostra (BUR 2004);
Roberto Scarpinato, Le ultime parole di Falcone e Borsellino (Chiarelettere 2012);
Nicola Gratteri e Antonio Nicaso, Fratelli di sangue (Mondadori 2006);
Pino Arlacchi, La mafia imprenditrice. Dalla Calabria al centro dell'inferno (Il Saggiatore 2010);
Antonio Nicaso, La mafia spiegata ai ragazzi (Mondadori 2010);
Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza, Profondo nero. Mattei, De Mauro, Pasolini. Un'unica pista all'origine delle stragi di Stato (Chiarelettere 2009);
Saverio Lodato, Quarant'anni di mafia. Storia di una guerra infinita (BUR 2012);
Attilio Bolzoni e Paolo Santolini, Uomini soli (Melampo/Faber Film-Libera, libro+DVD).
Le mani sulla città, di Francesco Rosi (1963);
A ciascuno il suo, di Elio Petri (1966);
Cento giorni a Palermo, di Giuseppe Ferrara e Giuseppe Tornatore (1984);
I cento passi, di Marco Tullio Giordana (2000);
Biùtiful cauntri, di Esmeralda Calabria e altri (2007);
Gomorra, di Matteo Garrone (2008);
Il divo, di Paolo Sorrentino (2008).
Antonio Nicaso, La mafia spiegata ai ragazzi (Mondadori 2010);
Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza, Profondo nero. Mattei, De Mauro, Pasolini. Un'unica pista all'origine delle stragi di Stato (Chiarelettere 2009);
Saverio Lodato, Quarant'anni di mafia. Storia di una guerra infinita (BUR 2012);
Attilio Bolzoni e Paolo Santolini, Uomini soli (Melampo/Faber Film-Libera, libro+DVD).
Film (scelta):
Salvatore Giuliano, di Francesco Rosi (1961); Le mani sulla città, di Francesco Rosi (1963);
A ciascuno il suo, di Elio Petri (1966);
Cento giorni a Palermo, di Giuseppe Ferrara e Giuseppe Tornatore (1984);
I cento passi, di Marco Tullio Giordana (2000);
Biùtiful cauntri, di Esmeralda Calabria e altri (2007);
Gomorra, di Matteo Garrone (2008);
Il divo, di Paolo Sorrentino (2008).