23 agosto 2012

Eroi forzati

 Chissà quanti tra i profani del calcio conoscono Simone Farina, da ieri ex difensore dell'A.S. Gubbio 1910, squadra che milita nel campionato di calcio di serie B.

Simone Farina ha trent'anni e, pur provenendo dalle squadre giovanili della Roma e dotato di  grande talento calcistico, per scelta personale ed esistenziale ha preferito l'ingaggio con squadre di provincia, prima il Catania e poi il Gubbio, appunto, nel quale ha giocato una stagione nella seconda divisione.
Nel dicembre del 2011 un suo ex compagno delle giovanili, Alessandro Zamperini, gli propone di "truccare" la partita di Coppa Italia Gubbio-Cesena per 200.000 euro, da spartire con altri tre giocatori. La parte che gli sarebbe spettata, 50.000 euro, equivaleva a tutto l'ingaggio annuale con il Gubbio.
Farina rifiuta la combine e denuncia il tentativo di corruzione. Grazie a lui scatta il secondo tempo dell'Operazione Last Bet, più nota come Calcioscommesse. Prandelli lo convoca in Nazionale a titolo onorifico, Blatter lo invita addirittura alla cerimonia di premiazione del Ballon d'Or e lo nomina ambasciatore FIFA per il fair play.
Lui invece, che non ama riflettori e celebrità, dice: “Mi trovo in un momento di grande difficoltà: forse è la sfida più difficile della mia carriera. Non ho mai amato la ribalta. Del resto, pur essendo di Roma, vivo a Gubbio perché preferisco una vita semplice, l’intimità. Ora ho bisogno di silenzio e di essere protetto, tutto ciò che si dice di me non mi interessa. So solo di aver fatto la cosa giusta”
Ieri il Gubbio lo ha "congedato". Simone Farina continuerà la sua limpida carriera sportiva altrove: è stato chiamato dall'Aston Villa per insegnare il fair play ai giocatori della plurititolata celebre squadra di Birmingham.
Ha fatto solo "la cosa giusta", il suo dovere, una cosa normale, quasi ovvia. Eppure il Gubbio non gli ha rinnovato il contratto. Certo, adesso ne ha uno migliore, ma non come giocatore: come dirigente esperto di "fair play", che è poi il gioco corretto, il banale rispetto delle regole di comportamento. I giornali inglesi lo battezzano "Mister Clean". Diventa insomma - suo malgrado - un eroe. Ma è un eroe forzato, ed è preoccupante che chi fa solo il suo dovere di cittadino venga subito classificato come "eroe". Questo significa che l'etica pubblica ha toccato livelli preoccupanti: già fare il proprio dovere implica l'eroismo del combattente che sfida la morte. Non a caso Farina, appena scoppiato il caso, disse di aver bisogno di essere protetto, neanche fosse un pentito della 'ndrangheta. Ma in Italia oggi il "fare la cosa giusta" è diventato proprio questo: un atto di eroismo da segnalare agli onori delle cronache, da mettere sotto i riflettori, anche se chi ci finisce non ne aveva alcuna intenzione. In tal modo si innesca un meccanismo perverso: si addita subito con soddisfazione chi denuncia e segnala il malaffare come un arrivista in cerca di fama e pubblicità, come è capitato a quello che è diventato il più famoso di tutti i parresiasti (da parrhesia, il dovere morale di dire la verità), Roberto Saviano. Dà fastidio, ha detto Saviano, il fatto stesso di dirla questa verità e quindi di "esporsi", perché "chi si espone dimostra che si può essere diversi, che si può scrivere senza compromesso, che si può vivere senza dover sempre mediare sulle cose importanti - e questa cosa mette in difficoltà, perché è come se facessi sentire sporchi tutti gli altri".
Come forse pochi sanno don Luigi Ciotti da anni gira con la scorta: un sacerdote che aiuta i poveri e i deboli, che combatte le mafie (come dovrebbe fare chiunque) vive scortato dai poliziotti. E questo non scandalizza più nessuno: siamo più vicini ai livelli di legalità del Messico e della Colombia che a quelli europei.
Ha scritto Massimo Gramellini: "Eppure c’è qualcosa di stonato. Non in Farina, che sembra anzi il più imbarazzato di tutti. Ma in coloro che lo esaltano come un essere sovrumano, con ciò ammettendo implicitamente che i comportamenti onesti non rappresentano più la normalità, ma l’eccezione. Di questo passo cominceremo a premiare il politico che non ruba, lo sportivo che non si dopa, l’impiegato che non si mette in mutua per andare a fare la spesa, il cassiere del bar che strimpella sinfonie di scontrini, l’automobilista che si arresta davanti alle strisce, il genitore che dà ragione all’insegnante invece che al pargolo, il banchiere che presta soldi a un giovane promettente invece che a un altro banchiere".

1 commento:

nicolò barbini ha detto...

L'articolo mi fa pensare a quando il Presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, fu insignito del Premio Nobel per la Pace, datogli per le sue origini non occidentali, per essere stato il primo presidente di colore nella storia del suo Paese. Obama, nel ritirare il premio espresse il suo stupore sottolineandolo con queste parole:"Non ho fatto nulla per meritarmelo". Certo, Obama oltre che stupito sarà stato molto contento, ma il fatto è riconducibile alla vicenda del calciatore Farina e di tutti quelli che come lui si sentono elogiare pubblicamente per il solo fatto di essersi comportati correttamente, per aver fatto niente di più del loro dovere. E non stiamo parlando del "dovere" di Claude Eathearly che cercava di difendere la sua obbedienza agli ordini militari che costò la morte di 200.000 giapponesi! Stiamo parlando di comportamenti che dovrebbero essere comuni e condivisi, di uomini e donne che compiono il loro lavoro con serietà ed onestà. Ma sono proprio questi ultimi valori ad essere talmente in crisi nella società odierna che quando invece si manifestano vengono subito presentati come atti di eccezionale eroismo. In effetti in una società come la nostra in cui modelli di vita completamente opposti vengono esibiti come esempi di superiorità, dove far carriera non in base alla propria bravura ma agli appoggi delle persone "che contano" o di politici compiacenti sembra essere la strada più veloce, per il raggiungimento dei propri fini, l'uomo onesto risalta agli onori della cronaca e stupisce.
Ma io non riesco a riconoscere come eroi persone che hanno fatto solo il loro dovere di cittadini, infatti ai miei occhi si sono comportati semplicemente come si dovrebbe comportare chiunque. I veri eroi sono coloro che mettono a rischio se stessi per gli altri, per il bene. Si può benissimo parlare allora di Don Lorenzo Milani, il quale ha insegnato che l'uomo deve reagire concretamente all' ingiustizia; o di Socrate, condannato dai suoi stessi concittadini per aver insegnato ai loro figli un' attività differente dal semplice accumulare ricchezze ed onori, il sapersi porre domande, per esempio cosa sia giusto o sbagliato. Ai veri eroi di tutti i tempi, a coloro che con il loro esempio ci hanno insegnato che non "serve avere le mani pulite se si tengono in tasca" io voglio guardare per sperare in una società migliore.

Nicolò Barbini