Come scrive Gramellini, "d'ora in poi, ogni volta che in omaggio alla generalizzazione imperante, starò per scrivere che "i giovani d'oggi" sono più cinici e feroci delle generazioni che li hanno preceduti, mi ricorderò della ragazza tedesca che rischia la pelle per una bambina che forse non conosceva nemmeno. E di quegli adulti al balcone, a guardare".
20 dicembre 2007
Altri modelli pedagogici
Come scrive Gramellini, "d'ora in poi, ogni volta che in omaggio alla generalizzazione imperante, starò per scrivere che "i giovani d'oggi" sono più cinici e feroci delle generazioni che li hanno preceduti, mi ricorderò della ragazza tedesca che rischia la pelle per una bambina che forse non conosceva nemmeno. E di quegli adulti al balcone, a guardare".
27 luglio 2007
Modello pedagogico Fabrizio Corona
Studente, docente, navigatore qualsiasi: dite qualcosa. Ormai il processo di acquiescenza al peggio sta davvero toccando il punto di non ritorno. La scuola così rischia di andare alla deriva e di dare ragione a chi pensa che ormai si tratti di un malato terminale o di un organismo in lento ma inesorabile disfacimento. E se chi ci studia, o ci ha studiato, e soprattutto chi ci lavora non interviene in fretta per fermare questa progressiva discesa agli inferi, la profezia potrebbe avverarsi una volta per tutte.
A Gela, città che peraltro ha un sindaco gay dichiarato, uno studente viene vessato dai compagni perché gay, ma non riesce a trovare un po' di giustizia nell'istituzione scolastica, né nei suoi professori né da parte della dirigenza. L'omofobia imperversa in Italia a livelli russi e polacchi (paesi altamente omofobici, come mostrano le cronache recenti), nonostante il caso di Matteo, il ragazzo piemontese suicidatosi lo scorso aprile perché dileggiato dai suoi compagni.
Ha scritto Francesco Merlo sulla Repubblica:
Come non dare ragione a Merlo? Chiunque abbia frequentato le aule scolastiche negli ultimi anni sa bene che le cose vanno in questo modo, e talvolta anche peggio. Si fa presto poi a scaricare tutto sui docenti (che hanno le loro belle responsabilità): ma come si fa a controllare una società ormai fuori controllo o in narcosi/coma mediatico irreversibile? Come far sentire il campanellino della cultura e del sapere a timpani ormai assordati dal frastuono a getto continuo della pubblicità, del consumo ostentato, del successo facile e a buon mercato, dell'idiozia televisiva globalizzata? Anche solo a ripeterle, queste cose, si passa per reazionari.
Basta guardare il sito di Corona: più di 160 mila accessi da quando è finito in carcere. E ha pure dato del talebano al giudice Woodcock che giustamente gli chiedeva conto delle sue azioni.
Oggi è stato rinviato a giudizio: speriamo smetta almeno di voler fare da modello educativo per le giovani generazioni.
15 aprile 2007
Primo Levi, vent'anni dopo
È il burocrate che pianifica lo sterminio come un qualsiasi problema industriale?
È il prigioniero che collabora per un giorno di vita in più?
Siamo noi, immersi ogni giorno nella «zona grigia» del compromesso?"
(E. Ferrero, "Primo Levi: È questo l'uomo?", da La Stampa.it)
Purtroppo, oggi come ieri, l'uomo è tutte queste cose insieme.
Ma l'uomo è anche una persona come Primo Levi, è colui che ha il coraggio di guardare in faccia il negativo senza soccombergli.
È chi conserva il coraggio di pensare quando tutto sembra perduto, quando il confine tra un essere umano e un filo di fumo è un "sì" oppure un "no".
11 febbraio 2007
Beirut, divertirsi da morire
01 febbraio 2007
Il dibattito è aperto
Gli argomenti di discussione rientreranno in una di queste categorie:
a) argomenti trattati nella lezione di laboratorio;
b) argomenti filosofici (useremo questo blog anche per la verifica delle lezioni in compresenza filosofia/scienze sociali);
c) eventuali altre questioni emerse in classe.
Le discussioni serviranno non a trovare soluzioni, ma per migliorare le vostre capacità di argomentare intorno a problemi socio-culturali e per esprimere in maniera più efficace il vostro pensiero.
Qualche regola:
- Se proponete un argomento e qualcuno lo critica, rispondete alla critica; riproporre l'argomento tale e quale non va bene.
- Se qualcuno interviene sul vostro post, discutete voi stessi il suo intervento; evitate di chiedere al vostro compagno di classe perché ha detto quello che ha detto.
- Discutete sempre e soltanto gli argomenti, evitando ogni considerazione sulla persona che presenta quegli argomenti.
- Evitate i commenti anonimi. La vostra partecipazione e il vostro impegno saranno oggetto di valutazione, per cui per me è importante sapere chi ha scritto cosa. Potete firmarvi con il solo nome, con le iniziali, oppure con un nickname (purché mi diciate che quel nickname è il vostro).
Condizioni Umane non è una cosa mia, ma nostra. Questo vuol dire che potete contribuire come volete: proponendo gli argomenti, scrivendo voi stessi dei testi da discutere...
Questa settimana gli argomenti di discussione sono i seguenti:
A) Compresenza. Ha scritto Robert Nozick: "Lo stato non può usare il suo apparato coercitivo allo scopo di far sì che alcuni cittadini ne aiutino altri, o per proibire alla gente attività per il suo proprio bene e per la sua propria protezione".
Secondo la tesi dell'individualismo libertario, lo Stato deve solo fare in modo che l'individuo possa realizzare i propri progetti di vita. Alla luce di quanto osservato nelle ore di compresenza, proponi la tua riflessione al riguardo.
B) Laboratorio. Il multiculturalismo: è un eccesso di culture (M. Aime) o un concetto "superficiale, se non privo di senso e pericoloso" (H. Kureishi)? Possono convivere più culture in uno stesso spazio? Alla luce dei testi letti in classe e/o da te personalmente proponi una riflessione in merito.
17 gennaio 2007
Non solo reality
Mass media: non solo reality
Isole e circhi, pupe e secchioni, grandi fratelli, uomini, donne e amici di Maria. Una strabordante carovana di gente (i “morti di fama”, li ha definiti qualcuno sui giornali, quelli che famosi vogliono diventare, o tornarci, a tutti i costi). Davanti allo schermo, e alle loro imprese, rimangono ipnotizzati milioni di persone (nonostante i numeri siano in calo vertiginoso), a ogni ora del giorno e della notte, per dirette, repliche, sfide e nomination.
Come se fossero la realtà dieci deficienti che litigano per il cocco su una spiaggia tropicale. Come se fosse la realtà trovarsi la ragazza scegliendola tra una platea di aspiranti, mentre stai spaparanzato su di un trono di cartapesta. Questa robaccia è un grandissimo insulto. Innanzitutto alla nostra intelligenza, mortificata da uno spettacolo che rilassa, ok, senza pretese, e va bene, ma che buca sistematicamente i nostri neuroni facendogli confondere la reality con la realtà, e rimbambendoci a uso e (soprattutto) consumo degli dei di quella dimensione lì, lo sponsor e il denaro. E poi è un grandissimo insulto alla grandissima conquista umana dei media. La televisione è un mezzo eccezionale. Internet ha rivoluzionato il nostro tempo, trasportandoci tutti nell’ era digitale. Eppure finisce che ne facciamo un uso demenziale, che non migliora noi, né il rapporto con gli altri, ma che riempie le tasche dello sponsor.
C’è chi demonizza tutto quello che è tecnologia…Le e-mail? Hanno ucciso le lettere, non si scrive più con la penna; gli sms? Per carità, sempre attaccati al cellulare, e con tutti quei ke, xke, nn, qlc, ;-); che orrore! Si dimentica che prima, per raggiungere un amico, potevi impiegarci settimane, e oggi, anche se sta all’altro capo del modo, ci parli in un nanosecondo. Si dimentica che prima, per sapere come girava il mondo, avevi solo un telegiornale (lo sappiamo che ce ne saranno almeno sette, ma provate a guardarli, sono sostanzialmente uguali) mentre oggi sulla rete trovi migliaia di blog, di testimonianze dirette sui fatti anche dimenticati del mondo. Qual è il giusto uso del virtuale? Quello che completa, ma non sostituisce, la nostra capacità di comunicare con il mondo. Certo, costa fatica, e bisogna tenere gli occhi aperti perché sul web ci sono delle vere e proprie perle e delle vere e proprie porcherie, informazioni preziose e bufale colossali. Ma sono, davvero, possibilità straordinarie. C’è un “virtuale" che rende migliori le nostre esistenze. Che ci apre la mente, che ci tiene sveglia la conoscenza. Occorre che quel “virtuale” sia al servizio e non al posto del “reale”. Altrimenti la realtà si trasforma in reality, e per noi che non vogliamo essere spettatori o consumatori, ma protagonisti della nostra vita, non ci sarà più posto nemmeno sull’ ultima delle spiagge dell’ ultima delle isole.