Razza e storia
Razza e cultura
Torino, Einaudi pbe 2002
116 pp.
Scritti a distanza di circa vent'anni l'uno dall'altro, Razza e storia (1952) e Razza e cultura (1971) rappresentano una pietra miliare della riflessione antropologica e vanno considerati ancora oggi alla stregua di un piccolo manifesto antirazzista.
Nel loro insieme i due saggi propongono gli aspetti inscindibili di una medesima riflessione: quella relativa ai mondi sommersi, e quella sul mondo che ci circonda. Illustrando tutta l'ambiguità di parole chiave quali senso del progresso, civiltà, differenza razziale, etnocentrismo, il grande antropologo francese denuncia la gratuità, ma anche la straordinaria forza di seduzione, dei pregiudizi e luoghi comuni che alimentano ogni idea di identità culturale e qualsiasi rapporto con il diverso-disuguale, riaffermando il legittimo diritto all'esistenza di qualsiasi cultura. Il relativismo culturale lévi-straussiano non considera infatti le civiltà come universi chiusi: «L'unica tara che possa affliggere un gruppo umano e impedirgli di realizzare in pieno la propria natura è quella di essere solo».
Fonte: Casa editrice EinaudiNel loro insieme i due saggi propongono gli aspetti inscindibili di una medesima riflessione: quella relativa ai mondi sommersi, e quella sul mondo che ci circonda. Illustrando tutta l'ambiguità di parole chiave quali senso del progresso, civiltà, differenza razziale, etnocentrismo, il grande antropologo francese denuncia la gratuità, ma anche la straordinaria forza di seduzione, dei pregiudizi e luoghi comuni che alimentano ogni idea di identità culturale e qualsiasi rapporto con il diverso-disuguale, riaffermando il legittimo diritto all'esistenza di qualsiasi cultura. Il relativismo culturale lévi-straussiano non considera infatti le civiltà come universi chiusi: «L'unica tara che possa affliggere un gruppo umano e impedirgli di realizzare in pieno la propria natura è quella di essere solo».
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