23 giugno 2009

Il suonatore Petru


Nel suo Saggio sulla violenza, il sociologo tedesco Wolfgang Sofsky sostiene che da sempre "gli uomini distruggono e uccidono volentieri e con naturalezza. La loro cultura li aiuta a dare forma e figura a questa potenzialità".
Di fronte al male l'uomo ha storicamente assunto tre prospettive:
- la prospettiva dello spettatore distaccato;
- la prospettiva dello spettatore interessato;
- la prospettiva dello spettatore entusiasta.
Lo psicologo sociale Adriano Zamperini, nel suo pregevole Psicologia dell'inerzia e della solidarietà spiega in questi termini la forza dell'inerzia che governa l'atteggiamento del primo tipo di spettatore:
- non vuole essere coivolto negli avvenimenti;
- rivolge altrove lo sguardo per non vedere quello che sta accadendo;
- cerca di mantenere inalterata la distanza che lo separa dalla vittima;
- razionalizza prontamente, rinforzando la cognizione a scapito delle emozioni, del sentire.
Fra le varie reazioni all'episodio a cui fa riferimento questo post e che ha avuto una certa eco mediatica (l'atroce video dell'uccisione del musicista rom Petru Birlandeanedu è ormai anche su YouTube) ce n'era una che diceva: tutti fanno gli eroi, i paladini della giustizia, davanti allo schermo della tv o del pc e condannano l'indifferenza e la disumanità dei passanti, se non addirittura della città di Napoli in quanto tale, dove nessuno ha prestato soccorso a un uomo morente o a sua moglie disperata. Ma voi cosa avreste fatto? Siete sicuri che non avreste fatto lo stesso, cioè che non sareste anche voi passati sopra il corpo di quell'uomo per prendere la vostra corsa e nascondervi a casa vostra?
Anche questo ragionamento, tuttavia, è frutto di quella che gli psicologi oggi chiamano la "mentalità dello spettatore", subito pronta a razionalizzare e a giustificare-assolvere comportamenti omissivi e colposi, ma non ad andare più in là usando la ragione. Ad esempio, non ci si chiede se il grado di coinvolgimento in una certa rappresentazione sociale della realtà non abbia una qualche influenza su come poi ci si comporta in quella realtà. In altri termini, una volta che le persone hanno accettato che "non ci si può fare niente", il mondo diventa sempre di più un inferno senza via d'uscita. Se nessuno è disposto a rischiare qualcosa per opporsi al potere dei violenti, razzisti o camorristi che siano, questi hanno già vinto. Potranno andare in giro a sparare in bocca ai nostri figli e noi correremo a timbrare il biglietto della metro.


Libertà l'ho vista svegliarsi
ogni volta che ho suonato
per un fruscio di ragazze
a un ballo,
per un compagno ubriaco.

E poi se la gente sa,
e la gente lo sa che sai suonare,
suonare ti tocca
per tutta la vita
e ti piace lasciarti ascoltare.

Finii con i campi alle ortiche
finii con un flauto spezzato
e un ridere rauco
ricordi tanti
e nemmeno un rimpianto.

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