29 giugno 2009

Biblioteca antirazzista - L'identità etnica

Ugo Fabietti
L'identità etnica
Roma, Carocci
184 pp.
Cos’è l’identità etnica? È un "dato naturale", che accomuna gli individui con la stessa origine, la stessa lingua, la stessa religione’ È una dimensione propria di tutte le società e di tutte le epoche oppure, diversamente, è un aspetto peculiare delle forme di esistenza "primitiva" o, comunque, pre-moderna? L’identità etnica può forse essere considerata il prodotto di circostanze contigenti? E ancora, in che senso si può parlare di "memoria" etnica’ Che ruolo essa riveste nel contesto di un mondo politicamente diviso, ma attraversato dai potenti flussi della tecnologia? A queste domande il libro suggerisce una risposta, disegnando un percorso in cui la chiarificazione dei concetti non vuole disgiungersi dalla concreta molteplicità dei fenomeni studiati.Mediante un’analisi della nozione di identità etnica e di quella, ad essa correlata, di "autenticità culturale", viene così presentata un’ampia costellazione di idee che, assai spesso, vivono immerse nei luoghi comuni del linguaggio quotidiano, della politica, dei mass media e della stessa antropologia.Proprio in questa prospettiva, e avvalendosi di alcuni esemplari "casi etnografici", il libro si sofferma sui nessi esistenti tra gli "etnicismi" che serpeggiano in tutte le regioni del pianeta: il tribalismo africano, la lotta per il riconoscimento da parte delle minoranze indiane, il neorazzismo, il multiculturalismo ingenuo o esasperato.Un libro per chiunque voglia interrogarsi criticamente su una delle parole chiave del nostro tempo.
Fonte: Carocci editore

Biblioteca antirazzista - Razza e storia, Razza e cultura

Claude Lévi-Strauss
Razza e storia
Razza e cultura

Torino, Einaudi pbe 2002
116 pp.
Scritti a distanza di circa vent'anni l'uno dall'altro, Razza e storia (1952) e Razza e cultura (1971) rappresentano una pietra miliare della riflessione antropologica e vanno considerati ancora oggi alla stregua di un piccolo manifesto antirazzista.
Nel loro insieme i due saggi propongono gli aspetti inscindibili di una medesima riflessione: quella relativa ai mondi sommersi, e quella sul mondo che ci circonda. Illustrando tutta l'ambiguità di parole chiave quali senso del progresso, civiltà, differenza razziale, etnocentrismo, il grande antropologo francese denuncia la gratuità, ma anche la straordinaria forza di seduzione, dei pregiudizi e luoghi comuni che alimentano ogni idea di identità culturale e qualsiasi rapporto con il diverso-disuguale, riaffermando il legittimo diritto all'esistenza di qualsiasi cultura. Il relativismo culturale lévi-straussiano non considera infatti le civiltà come universi chiusi: «L'unica tara che possa affliggere un gruppo umano e impedirgli di realizzare in pieno la propria natura è quella di essere solo».
Fonte: Casa editrice Einaudi

Biblioteca antirazzista - Il razzismo in Europa

George L. Mosse
Il razzismo in Europa. Dalle origini all'olocausto (1978)
Roma-Bari, Laterza 1985 e 2008
302 pp.
"Tutti i razzisti si attenevano a un certo concetto di bellezza, quella bianca, classica, ai valori tipici della classe media, cioè il lavoro, la moderazione, l'onore, e tutti pensavano che questi valori si rivelassero tramite l'aspetto esteriore... Il razzismo assegnava a ciascun individuo un ben preciso posto nel mondo, dando di ognuno, in quanto persona, una definizione e fornendogli, con una chiara separazione tra razze 'buone' e razze 'cattive', un'interpretazione dello sconcertante mondo moderno nel quale viveva... L'osservazione del male dimostra come l'aspirazione dell'uomo a un mondo felice e sano possa essere piegata a una conclusione in origine assolutamente imprevista, ma tuttavia implicita a quel determinato mito".

Biblioteca antirazzista - La macchia della razza

Marco Aime
La macchia della razza. Lettera alle vittime della paura e dell'intolleranza
Milano, Ponte alle Grazie 2009
96 pp.
Dragan è un bambino. Un bambino rom. Bisogna schedarlo, prendergli le impronte. Come a tutti gli stranieri che invadono il nostro paese e le nostre città. Il razzismo non c’entra. È che bisogna tenerli sotto controllo, rispedirli a casa prima che ci infastidiscano ai semafori, rubino nelle nostre case, stuprino le nostre donne. Perché la nuova parola d’ordine dei nostri politici, da destra a sinistra, è «sicurezza». Non c’è quotidiano o telegiornale che non tenga a specificare la nazionalità o l’etnia del criminale di turno – rumeno, albanese, marocchino – quando invece andrebbero ricordate le vittime più recenti dell’immigrazione clandestina e del razzismo strisciante nel nostro paese.
Eppure noi italiani, «brava gente», qualche decennio fa eravamo proprio come «quelli lì», guardati con sospetto, maltrattati, offesi, quando cercavamo lavoro e fortuna all’estero. La storia non ci ha insegnato proprio nulla, sembra dirci Marco Aime, e allora certe cose bisogna ripeterle, e ripeterle ancora, perché la macchia della razza scolori, per poi un giorno sparire per sempre.
Fonte: Casa editrice Ponte Alle Grazie

Biblioteca antirazzista - Regole e roghi

Annamaria Rivera
Regole e roghi. Metamorfosi del razzismo
Bari, Dedalo 2009
264 pp.
Passione civile e rigore intellettuale rendono compatta questa raccolta di articoli, preceduta e aggiornata da un ampio saggio sul razzismo «nell’epoca della sua riproducibilità mediatica», che si sofferma soprattutto sul caso italiano. Scritti nell’ultimo decennio per quotidiani e periodici, gli articoli, pur affrontando temi svariati, ruotano tutti intorno alla questione della realtà e delle rappresentazioni dei migranti e delle minoranze nelle società europee. Uno dei meriti della raccolta è di mostrare le tappe e lo sviluppo di tendenze oggi del tutto palesi: la manipolazione politica e mediatica di diversità culturali e religiose o di fatti di cronaca in funzione anti-immigrati e anti-rom; l’uso demagogico del tema della sicurezza e la strategia del capro espiatorio; il riemergere di forme di antisemitismo; la dialettica perversa fra il razzismo «democratico» e quello senza aggettivi. Il tema adombrato nel titolo coincide con la tesi principale del volume: il razzismo istituzionale, veicolato e rafforzato dal sistema mediatico, alimenta la xenofobia popolare e se ne serve per legittimarsi. Questo circolo vizioso, utile a deviare le ansie collettive e a catturare consenso, tende a ridurre migranti e minoranze a «nuda vita».
Fonte: Edizioni Dedalo

Il sogno segreto



Il sogno segreto

dei corvi di Orvieto
è mettere a morte
i corvi di Orte.

Toti Scialoja

23 giugno 2009

Il suonatore Petru


Nel suo Saggio sulla violenza, il sociologo tedesco Wolfgang Sofsky sostiene che da sempre "gli uomini distruggono e uccidono volentieri e con naturalezza. La loro cultura li aiuta a dare forma e figura a questa potenzialità".
Di fronte al male l'uomo ha storicamente assunto tre prospettive:
- la prospettiva dello spettatore distaccato;
- la prospettiva dello spettatore interessato;
- la prospettiva dello spettatore entusiasta.
Lo psicologo sociale Adriano Zamperini, nel suo pregevole Psicologia dell'inerzia e della solidarietà spiega in questi termini la forza dell'inerzia che governa l'atteggiamento del primo tipo di spettatore:
- non vuole essere coivolto negli avvenimenti;
- rivolge altrove lo sguardo per non vedere quello che sta accadendo;
- cerca di mantenere inalterata la distanza che lo separa dalla vittima;
- razionalizza prontamente, rinforzando la cognizione a scapito delle emozioni, del sentire.
Fra le varie reazioni all'episodio a cui fa riferimento questo post e che ha avuto una certa eco mediatica (l'atroce video dell'uccisione del musicista rom Petru Birlandeanedu è ormai anche su YouTube) ce n'era una che diceva: tutti fanno gli eroi, i paladini della giustizia, davanti allo schermo della tv o del pc e condannano l'indifferenza e la disumanità dei passanti, se non addirittura della città di Napoli in quanto tale, dove nessuno ha prestato soccorso a un uomo morente o a sua moglie disperata. Ma voi cosa avreste fatto? Siete sicuri che non avreste fatto lo stesso, cioè che non sareste anche voi passati sopra il corpo di quell'uomo per prendere la vostra corsa e nascondervi a casa vostra?
Anche questo ragionamento, tuttavia, è frutto di quella che gli psicologi oggi chiamano la "mentalità dello spettatore", subito pronta a razionalizzare e a giustificare-assolvere comportamenti omissivi e colposi, ma non ad andare più in là usando la ragione. Ad esempio, non ci si chiede se il grado di coinvolgimento in una certa rappresentazione sociale della realtà non abbia una qualche influenza su come poi ci si comporta in quella realtà. In altri termini, una volta che le persone hanno accettato che "non ci si può fare niente", il mondo diventa sempre di più un inferno senza via d'uscita. Se nessuno è disposto a rischiare qualcosa per opporsi al potere dei violenti, razzisti o camorristi che siano, questi hanno già vinto. Potranno andare in giro a sparare in bocca ai nostri figli e noi correremo a timbrare il biglietto della metro.


Libertà l'ho vista svegliarsi
ogni volta che ho suonato
per un fruscio di ragazze
a un ballo,
per un compagno ubriaco.

E poi se la gente sa,
e la gente lo sa che sai suonare,
suonare ti tocca
per tutta la vita
e ti piace lasciarti ascoltare.

Finii con i campi alle ortiche
finii con un flauto spezzato
e un ridere rauco
ricordi tanti
e nemmeno un rimpianto.