20 dicembre 2007

Altri modelli pedagogici


Qualche giorno fa sulla "Stampa" Massimo Gramellini ha raccontato la storia di una ragazza diciassettenne di Mittweida, in Sassonia, intervenuta in difesa di una bambina extracomunitaria di sei anni, che quattro "naziskin" stavano molestando nel parcheggio di un supermercato. Mentre la bimba si metteva in salvo grazie all'intervento della ragazza, i neonazisti hanno infierito contro la ragazza, incidendole con un coltello una svastica su un fianco e tentando di sfregiarle la guancia scrivendoci la runa delle SS. Per fortuna la ragazza si è divincolata ed è riuscita a fuggire. Poco distante un gruppo di adulti, pur avendo assistito all'intera scena, non ha mosso un dito per avvertire la polizia.
Come scrive Gramellini, "d'ora in poi, ogni volta che in omaggio alla generalizzazione imperante, starò per scrivere che "i giovani d'oggi" sono più cinici e feroci delle generazioni che li hanno preceduti, mi ricorderò della ragazza tedesca che rischia la pelle per una bambina che forse non conosceva nemmeno. E di quegli adulti al balcone, a guardare".

27 luglio 2007

Modello pedagogico Fabrizio Corona


Vorrei che chi legge questo blog battesse un colpo. Ma un colpo bello forte.
Studente, docente, navigatore qualsiasi: dite qualcosa. Ormai il processo di acquiescenza al peggio sta davvero toccando il punto di non ritorno. La scuola così rischia di andare alla deriva e di dare ragione a chi pensa che ormai si tratti di un malato terminale o di un organismo in lento ma inesorabile disfacimento. E se chi ci studia, o ci ha studiato, e soprattutto chi ci lavora non interviene in fretta per fermare questa progressiva discesa agli inferi, la profezia potrebbe avverarsi una volta per tutte.
A Gela, città che peraltro ha un sindaco gay dichiarato, uno studente viene vessato dai compagni perché gay, ma non riesce a trovare un po' di giustizia nell'istituzione scolastica, né nei suoi professori né da parte della dirigenza. L'omofobia imperversa in Italia a livelli russi e polacchi (paesi altamente omofobici, come mostrano le cronache recenti), nonostante il caso di Matteo, il ragazzo piemontese suicidatosi lo scorso aprile perché dileggiato dai suoi compagni.

Ha scritto Francesco Merlo sulla Repubblica:

"La verità è che è finita ormai fuori controllo la scuola italiana. Non è più il luogo del sapere depositato e neppure della vecchia, cara contestazione libro contro libro, figli contro padri, ma è il luogo dei poteri volgari, del sesso maltrattato, del videotelefonino che sembra promuovere ogni cretino in un Fellini o in uno "scoopista" alla Corona, del professore ridotto a travet sformato e malinconico da un salario da poveraccio, è il luogo delle denunzie penali come prassi quotidiana, ma anche come devastante spauracchio. Non è più Dante il protagonista o l'antagonista delle nostre intelligenze in erba ma è appunto Fabrizio Corona, maschio palestrato e armato di cannocchiali, zoom, macchine fotografiche, videofonini: una tecnologia al servizio del ricatto, che fissa immagini fino al riscatto dal ricatto. La scuola non è più una palestra di terzine ma di tatuaggi, non si vive di Promessi Sposi ma di tracotanze. Oggi la scuola italiana è l'imperio del luogo comune, è il trionfo della cecità mentale che ti porta a biasimare e a umiliare il diverso. La scuola in Italia è diventata il suo contrario. Da luogo di formazione dell'élite a luogo di deformazione di massa".

Come non dare ragione a Merlo? Chiunque abbia frequentato le aule scolastiche negli ultimi anni sa bene che le cose vanno in questo modo, e talvolta anche peggio. Si fa presto poi a scaricare tutto sui docenti (che hanno le loro belle responsabilità): ma come si fa a controllare una società ormai fuori controllo o in narcosi/coma mediatico irreversibile? Come far sentire il campanellino della cultura e del sapere a timpani ormai assordati dal frastuono a getto continuo della pubblicità, del consumo ostentato, del successo facile e a buon mercato, dell'idiozia televisiva globalizzata? Anche solo a ripeterle, queste cose, si passa per reazionari.
Basta guardare il sito di Corona: più di 160 mila accessi da quando è finito in carcere. E ha pure dato del talebano al giudice Woodcock che giustamente gli chiedeva conto delle sue azioni.
Oggi è stato rinviato a giudizio: speriamo smetta almeno di voler fare da modello educativo per le giovani generazioni.

15 aprile 2007

Primo Levi, vent'anni dopo

"È questo l’uomo?
È il burocrate che pianifica lo sterminio come un qualsiasi problema industriale?
È il prigioniero che collabora per un giorno di vita in più?
Siamo noi, immersi ogni giorno nella «zona grigia» del compromesso?"
(E. Ferrero, "Primo Levi: È questo l'uomo?", da La Stampa.it)
Purtroppo, oggi come ieri, l'uomo è tutte queste cose insieme.
Ma l'uomo è anche una persona come Primo Levi, è colui che ha il coraggio di guardare in faccia il negativo senza soccombergli.
È chi conserva il coraggio di pensare quando tutto sembra perduto, quando il confine tra un essere umano e un filo di fumo è un "sì" oppure un "no".

11 febbraio 2007

Beirut, divertirsi da morire

Beirut, ferragosto 2006. La città è sotto attacco israeliano, che prende di mira in particolare i quartieri sciiti sede di hezbollah. Eppure un'auto rossa fiammante con cinque giovani cool attraversa tranquillamente il locus amoenus...
Che messaggio viene da questa foto? Un imperativo "vogliamo vivere!" lanciato da cinque giovani che vanno a farsi un giro su una decapottabile rosso Ferrari nonostante i bombardamenti,
la sfida e la noncuranza davanti alla morte da parte di cinque giovani ribelli, che rivendicano il loro diritto di vivere la loro vita nonostante tutto? Divertirsi da morire, come direbbe Neil Postman?
Lo sguardo di tutte e quattro le ragazze libanesi è rivolto all'obiettivo del fotografo. Una sola si distrae, forse contrariata perché il cellulare non le permette di inviare un sms o un mms (chissà perché?). Alle loro spalle le macerie della capitale del paese dei cedri. Nessuno guarda da quella parte, né quelli che si trovano fra le macerie si stupiscono di quei giovani stile Beverly Hills.
Il fotografo americano Spencer Platt immortala e consegna alla storia con questo scatto memorabile questi interrogativi, vincendo il World Press Photo 2007 (l'Oscar per i reportage fotografici).

01 febbraio 2007

Il dibattito è aperto

Condizioni Umane è un blog, cioè un sito che propone dei testi (post) che si possono commentare. Non si tratta di un blog qualsiasi, ma di un laboratorio, pensato essenzialmente per la discussione e l'esercizio del pensiero critico. Ho notato che in classe è difficile avviare una discussione, perché ognuno tende ad avviare discussioni private con il compagno di banco, con il vicino, senza seguire le note regole di conversazione di Grice e il principio di cooperazione.
Gli argomenti di discussione rientreranno in una di queste categorie:
a) argomenti trattati nella lezione di laboratorio;
b) argomenti filosofici (useremo questo blog anche per la verifica delle lezioni in compresenza filosofia/scienze sociali);
c) eventuali altre questioni emerse in classe.
Le discussioni serviranno non a trovare soluzioni, ma per migliorare le vostre capacità di argomentare intorno a problemi socio-culturali e per esprimere in maniera più efficace il vostro pensiero.
Qualche regola:
- Se proponete un argomento e qualcuno lo critica, rispondete alla critica; riproporre l'argomento tale e quale non va bene.
- Se qualcuno interviene sul vostro post, discutete voi stessi il suo intervento; evitate di chiedere al vostro compagno di classe perché ha detto quello che ha detto.
- Discutete sempre e soltanto gli argomenti, evitando ogni considerazione sulla persona che presenta quegli argomenti.
- Evitate i commenti anonimi. La vostra partecipazione e il vostro impegno saranno oggetto di valutazione, per cui per me è importante sapere chi ha scritto cosa. Potete firmarvi con il solo nome, con le iniziali, oppure con un nickname (purché mi diciate che quel nickname è il vostro).
Condizioni Umane non è una cosa mia, ma nostra. Questo vuol dire che potete contribuire come volete: proponendo gli argomenti, scrivendo voi stessi dei testi da discutere...

Questa settimana gli argomenti di discussione sono i seguenti:
A) Compresenza. Ha scritto Robert Nozick: "Lo stato non può usare il suo apparato coercitivo allo scopo di far sì che alcuni cittadini ne aiutino altri, o per proibire alla gente attività per il suo proprio bene e per la sua propria protezione".
Secondo la tesi dell'individualismo libertario, lo Stato deve solo fare in modo che l'individuo possa realizzare i propri progetti di vita. Alla luce di quanto osservato nelle ore di compresenza, proponi la tua riflessione al riguardo.

B) Laboratorio. Il multiculturalismo: è un eccesso di culture (M. Aime) o un concetto "superficiale, se non privo di senso e pericoloso" (H. Kureishi)? Possono convivere più culture in uno stesso spazio? Alla luce dei testi letti in classe e/o da te personalmente proponi una riflessione in merito.

17 gennaio 2007

Non solo reality

Mass media: non solo reality

Isole e circhi, pupe e secchioni, grandi fratelli, uomini, donne e amici di Maria. Una strabordante carovana di gente (i “morti di fama”, li ha definiti qualcuno sui giornali, quelli che famosi vogliono diventare, o tornarci, a tutti i costi). Davanti allo schermo, e alle loro imprese, rimangono ipnotizzati milioni di persone (nonostante i numeri siano in calo vertiginoso), a ogni ora del giorno e della notte, per dirette, repliche, sfide e nomination.

Come se fossero la realtà dieci deficienti che litigano per il cocco su una spiaggia tropicale. Come se fosse la realtà trovarsi la ragazza scegliendola tra una platea di aspiranti, mentre stai spaparanzato su di un trono di cartapesta. Questa robaccia è un grandissimo insulto. Innanzitutto alla nostra intelligenza, mortificata da uno spettacolo che rilassa, ok, senza pretese, e va bene, ma che buca sistematicamente i nostri neuroni facendogli confondere la reality con la realtà, e rimbambendoci a uso e (soprattutto) consumo degli dei di quella dimensione lì, lo sponsor e il denaro. E poi è un grandissimo insulto alla grandissima conquista umana dei media. La televisione è un mezzo eccezionale. Internet ha rivoluzionato il nostro tempo, trasportandoci tutti nell’ era digitale. Eppure finisce che ne facciamo un uso demenziale, che non migliora noi, né il rapporto con gli altri, ma che riempie le tasche dello sponsor.

C’è chi demonizza tutto quello che è tecnologia…Le e-mail? Hanno ucciso le lettere, non si scrive più con la penna; gli sms? Per carità, sempre attaccati al cellulare, e con tutti quei ke, xke, nn, qlc, ;-); che orrore! Si dimentica che prima, per raggiungere un amico, potevi impiegarci settimane, e oggi, anche se sta all’altro capo del modo, ci parli in un nanosecondo. Si dimentica che prima, per sapere come girava il mondo, avevi solo un telegiornale (lo sappiamo che ce ne saranno almeno sette, ma provate a guardarli, sono sostanzialmente uguali) mentre oggi sulla rete trovi migliaia di blog, di testimonianze dirette sui fatti anche dimenticati del mondo. Qual è il giusto uso del virtuale? Quello che completa, ma non sostituisce, la nostra capacità di comunicare con il mondo. Certo, costa fatica, e bisogna tenere gli occhi aperti perché sul web ci sono delle vere e proprie perle e delle vere e proprie porcherie, informazioni preziose e bufale colossali. Ma sono, davvero, possibilità straordinarie. C’è un “virtuale" che rende migliori le nostre esistenze. Che ci apre la mente, che ci tiene sveglia la conoscenza. Occorre che quel “virtuale” sia al servizio e non al posto del “reale”. Altrimenti la realtà si trasforma in reality, e per noi che non vogliamo essere spettatori o consumatori, ma protagonisti della nostra vita, non ci sarà più posto nemmeno sull’ ultima delle spiagge dell’ ultima delle isole.

Davide Carraro, 5Bso