23 aprile 2009

Alfredo Zardini: Zurigo, 20 marzo 1971

Alfredo Zardini era un operaio veneto dell'Ampezzano emigrato in Svizzera per cercare lavoro. Fu ammazzato a pugni e calci in un bar di Zurigo, il "Frau Stirnimaa", il 20 marzo 1971. Zardini si era fermato a bere un caffè, e lo Stirnimaa era l'unico bar aperto. Zardini, che non sapeva il tedesco e non conosceva la città, non sapeva che era un posto di pessima fama, poco raccomandabile a un emigrato italiano. Erano le cinque di mattina e l'operaio, appena giunto a Zurigo, sembra avesse un appuntamento con un imprenditore locale per un colloquio di lavoro.
Venne aggredito da un militante xenofobo, Geri Schwitzgebel, per ragioni non chiarite, forse a causa di una discussione o di un diverbio. Zardini fu picchiato ripetutamente da Schwitzgebel e trascinato fuori dal locale sanguinante e privo di sensi. Nessuno dei presenti cercò di fermare l'aggressore o si premurò anche soltanto di chiamare le forze dell'ordine.
Zardini fu quindi semplicemente lasciato morire fuori dal locale, fra l'indifferenza di avventori e passanti.
Ha scritto Gian Antonio Stella (L'orda. Quando gli albanesi eravamo noi, p. 227):
"Tutto rimosso, abbiamo. Tutto cancellato. Come i cartelli affissi in molti bar [elvetici e tedeschi, nd.r.] con scritto: 'Vietato l'ingresso ai cani e agli italiani'. O come la sentenza che nel 1974, l'anno in cui Claudio Baglioni cantava E tu, Mario Monicelli girava Romanzo popolare e Pippo Baudo faceva Senza rete, vide il tribunale di Zurigo chiudere in una sola udienza (una!) il processo a Gerhard 'Gerry' Schwizgebel [sic], un balordo alto due metri e pesante 130 chili che nel 1971 aveva ammazzato a pugni e calci un bellunese, Alfredo Zardini, venuto a cercar fortuna nella dolce Helvetia lasciando a Cortina d'Ampezzo la moglie e un figlioletto".

Da una ballata per Alfredo Zardini:

E siete zingari, voialtri italiani,
sentiva dirsi da gente straniera,
siete randagi in cerca di pane ...

C'è ogni giorno un treno alla stazione
che per l'inferno ha la destinazione,
dell'emigrante questa è la sorte:
va in cerca di lavoro e trova morte.

Per chi volesse saperne di più su Alfredo Zardini:
Sull'emigrazione italiana in Svizzera:
Per la storia dell'emigrazione italiana:

21 aprile 2009

Documento ONU sul razzismo


La conferenza dell'ONU sul razzismo tenutasi a Ginevra (20-24 aprile), denominata Durban II, si è conclusa con l'approvazione di una dichiarazione sottoscritta da 100 paesi, fra i quali non risulta l'Italia, che peraltro non ha nemmeno partecipato ai lavori della conferenza, in segno di protesta relativamente al fatto che, a detta del governo italiano, Israele sarebbe l'unico paese citato nel documento (cosa che non trova corrispondenza nella bozza di documento finale approvata, come si può verificare leggendola).
Fra i numerosi (143) punti della dichiarazione, si possono ricordare almeno:
1. la riaffermazione della democrazia e del rispetto dei diritti umani come valore essenziale per la prevenzione effettiva, la lotta e lo sradicamento del razzismo, della discriminazione razziale, della xenofobia e della relativa intolleranza (punti 11 e 15);
2. l'invito a prendere misure preventive per combattere la persistenza di comportamenti xenofobi e stereotipizzazioni negative dei non cittadini (punto 19);
3. l'apprezzamento e l'invito a intensificare i programmi che promuovono il dialogo interculturale (punto 23);
4. sollecita urgentemente gli stati a sanzionare comportamenti di gruppo violenti, razzisti e xenofobi basati su ideologie neonaziste, neofasciste o su altre ideologie nazionali violente (punto 60).
Qui è disponibile il testo originale della bozza finale approvata; qui il link al sito della Durban Review Conference; qui il commento del sito specialistico Internationalia del documento integrale.

09 aprile 2009

Casa dello studente

Un foglio di appunti sottolineati con l'evidenziatore, tra i resti dei forati e la polvere, affiorano nel Ground Zero dell'Abruzzo colpito da un terremoto annunciato, tra le macerie di quel che resta della "Casa dello studente" dell'Aquila, un edificio che avrebbe dovuto essere luogo di studio e di riposo, mentre è diventato la tomba per forse una decina di studenti universitari, almeno fino ad ora.
Torna alla memoria il noto passo del libro XXV del Principe di Machiavelli sulla fortuna "la quale dimonstra la sua potenzia dove non è ordinata virtù a resisterle, e quivi volta li sua impeti, dove la sa che non sono fatti li argini e li ripari a tenerla".
Altri paesi, in cui forse Machiavelli nemmeno si studia al liceo, hanno fatto tesoro di questo monito e costruito edifici con criteri antisismici rigorosi e rispettati: perché la vita di ogni cittadino è sacra.
In Italia gli appalti pubblici sono invece una gara a chi si aggiudica l'appalto al minor costo e quindi, prevedibilmente, subappaltando a ditte che usano lavoratori malpagati o in nero, che quindi nemmeno leggono il progetto originario, usano materiali più scadenti o sorvolano sulle norme che imporrebbero di costruire secondo standard di massima sicurezza, soprattutto in un paese come il nostro, ad elevatissimo rischio sismico.
Ora tutti spingono per apparire davanti alle telecamere, politici di tutti gli schieramenti fanno grandi annunci, promettono fondi, personaggi famosi e meno famosi fanno a gara per mostrarsi generosi e solidali lanciando sottoscrizioni, raccolte di beni e di fondi. Poi ci si dimenticherà di nuovo del monito di Machiavelli e, temo, anche del destino degli sfollati e passeranno chissà quanti anni prima di vedere qualcosa di ricostruito, chissà quante nuove inchieste della magistratura su fondi sperperati, malversati, rubati.
Si sa: in Italia l'historia non è magistra proprio di niente. E proprio per questo ci stiamo avviando a diventare un campo profughi generalizzato. La sostanza umana che fa di un paese un paese solido, affidabile, resistente è la stessa che dovrebbe imporre ai costruttori di mettere il ferro nel calcestruzzo e non la sabbia.
Ma è proprio questa sostanza umana che sta venendo a mancare, sostituita da una viscosità colloidale, fangosa, informe, buona per i salotti televisivi con il loro pendant di polemiche ma non per gli impegni durevoli e per il rigore che dovrebbero animare amministratori, progettisti, costruttori.
E un paese senza quest'anima si sgretola, come gli ospedali, i palazzi del governo, le scuole, le case dello studente e tutte le altre abitazioni faticosamente tirate su nel corso di una vita.
Come osserva la stampa internazionale, in Italia l'unica cosa certa in materia di prevenzione dei terremoti sono le bare per i morti e l'inutile mappa dei luoghi d'incontro dei sopravvissuti.
Ecco perché quel foglio di appunti adagiato sulle macerie è lì per accusarvi tutti: amministratori, politici, tecnici, progettisti, costruttori, faccendieri e mezzani di ogni ordine e grado, del pubblico e del privato.
E' quel foglio che dovreste vedere ogni mattina, quando vi guardate allo specchio, nelle vostre case che sicuramente non sono crollate come quella che avete costruito per quelli che in cuor vostro avete giudicato "quattro studenti morti di fame".