06 ottobre 2011

Indifferenti

Come si fa a rimanere indifferenti di fronte alla morte di quattro operaie che lavoravano in nero e una ragazzina, decedute a Barletta a causa del crollo della palazzina in cui si trovavano? Maria Cinquepalmi, una ragazzina di quattordici anni normale, semplice, senza niente di speciale da raccontare, il cui nome verrà presto dimenticato è stata vittima di una tragedia. Infatti, Maria era la figlia della coppia di proprietari del maglificio, che si trovava nel sottoscala dell'edificio che è crollato. La ragazzina era uscita da scuola un'ora prima e quando si è verificato il crollo, stava per entrare nel maglificio per raggiungere i genitori, che invece erano andati a svolgere delle commissioni e quindi si sono salvati.
Quante puntate di "Porta a porta" o de "La vita in diretta", verranno dedicate alle quattro giovani donne morte per il crollo di questa palazzina a Barletta, mentre lavoravano in nero senza contratto di lavoro per tre euro e novantacinque centesimi l'ora? Forse le nomineranno brevemente come fatto di cronaca, ma a questo evento non dedicheranno lo spazio riservato ai delitti di Avetrana, Perugia e Taranto. Non capisco perché questo episodio, ovvero le morti bianche di quattro donne operaie e di una ragazzina, non facciano audience, non aumentino la morbosità delle persone, abituate a seguire i processi come fossero delle fiction, con la stessa passione e interessamento. In questo caso di Barletta, non c'è una storia da ricostruire, degli indizi da cercare o un assassino da trovare, quindi le persone non sembrano interessate a fare giustizia alle donne che sono state vittime di questo evento.
Quattro lavoratrici e una giovane studentessa sono morte schiacciate sotto le macerie! Se non ci fosse stato quel crollo, non si sarebbe aperto uno squarcio sulla realtà in cui viviamo fatta di miseria, sfruttamento, povertà e lavoro nero. Queste donne venivano sfruttate e sottopagate, quindi ormai non possedevano neanche più una propria dignità.
E' assolutamente inaccettabile l'indifferenza di fronte a questo tipo di eventi. Le lavoratrici sono morte di lavoro nero, la palazzina poteva crollare anche se le donne avessero avuto un contratto regolare, ma certamente se si fossero rispettate tutte le regole e le norme, i luoghi di lavoro non sarebbero stati inagibili e pericolosi. Il proprietario del maglificio, sfruttava le sue operaie pagandole meno di quattro euro l'ora, in nero e senza contratto, facendole lavorare in un ambiente non in regola, non idoneo, inagibile, inadatto e pericoloso.
Queste quattro donne morte a causa del crollo della palazzina di Barletta, erano persone semplici, come tante altre. Esse lavoravano in nero, senza contratto per tre euro e novantacinque centesimi l'ora, avevano accettato questo impiego per sfamare i propri figli, per pagare affitti, mutui, benzina, spese scolastiche, quindi per poter vivere, anzi sopravvivere. Quando le persone sono costrette ad accettare meno di quattro euro l'ora, vuol dire che non si parla più di dignità e di diritti umani, perché la condizione lavorativa delle quattro operaie non poteva essere definita precariato, ma schiavitù.
Il luogo in cui lavoravano queste donne non era un'impresa, ma il sottoscala di un edificio e il proprietario non può essere chiamato "imprenditore".
Non possiamo rimanere indifferenti e impassibili di fronte a questi episodi. Lì a Barletta, come in migliaia di laboratori illegali del sud, non si lavora in nero perchè c'è la crisi, ma è così da sempre. Non possiamo ignorare questi fatti che accadono nell'Italia meridionale solo perchè è sempre stato così, le cose possono anche cambiare, se le persone mettono da parte l'indifferenza.
Il lavoro nero, la mancanza di contratto, lo sfruttamento e la non idoneità dei luoghi di lavoro, non possono essere giustificati dal fatto che ci sono sempre stati. Questi eventi tragici, riguardano tutta l'Italia e non solo il sud. Chi ora si sorprende di queste forme di sfruttamento, è due volte colpevole, non si può non sapere, diversamente vuol dire che si ignora la realtà odierna. Dobbiamo smetterla di pensare che questi fatti non ci riguardino, perchè anche se accadono al sud, il problema non è solo dei meridionali, ma anche nostro, perchè l'Italia è un'unica nazione dobbiamo cercare di mantenerla unita eliminando l'indifferenza. E' molto triste sapere che nel 2011 in Italia esiste ancora lo sfruttamento, il lavoro nero, la schiavitù e che continuamente si verifichino casi in cui muoiono dei lavoratori a causa di omissioni, superficialità e negligenza. Infatti, accanto al palazzo crollato erano in corso alcuni lavori di demolizione di un altro stabile e i vigili urbani avevano affermato che la palazzina era fuori pericolo.
Gli infortuni sul lavoro e le morti bianche, costituiscono un fenomeno sempre inaccettabile, e per questo non bisogna abbassare la guardia riducendo gli investimenti. Non possono diminuire i controlli nel campo della prevenzione e della sicurezza sul lavoro, perchè questo è il primo passo per migliorare il nostro paese. Il tragico crollo di Barletta che ha provocato la morte di quattro giovani lavoratrici e una studentessa, ha gettato luce su pratiche intollerabili.
Antonella, Giovanna, Matilde, Tina e Maria erano delle persone qualsiasi, con i loro sogni, le loro speranze e sono morte a causa del lavoro nero, della superficialità, della negligenza e soprattutto per colpa dell'indifferenza collettiva. Questo terribile episodio verrà presto dimenticato, al contrario dei delitti di Avetrana, Perugia e Teramo. Credo che questo sia assolutamente sbagliato perchè la vita di ciascun individuo è degna di essere ricordata, soprattutto quando la perdono quattro operaie e una ragazzina di quattordici anni per colpa di persone negligenti, disinteressate, indifferenti e noncuranti dei pericoli e dei rischi che stavano accadendo. Non dobbiamo rimanere indifferenti di fronte a questo evento, perchè riguarda persone normali come noi, che per sopravvivere hanno dovuto accettare un lavoro in nero, e sono state vittime dell'indifferenza e della negligenza di molte persone.

Beatrice Torresan (4Bp Liceo Statale "Duca degli Abruzzi" di Treviso)

6 commenti:

Alessandro Bellan ha detto...

Maria Cinquepalmi, 14 anni, primo anno del liceo delle scienze umane. Sepolta dal crollo dell'edificio, assieme a quattro giovani operaie, dipendenti del padre, che lavoravano in nero per 4 euro l'ora (3,95, per l'esattezza: sfruttate anche in quei cinque centesimi).
Persone morte, come è stato detto, facendo il loro dovere per colpa di chi non l'ha mai fatto.
Persone morte perché chi doveva verificare ha preferito ignorare, chi poteva prendersi carico ha invece scaricato; chi doveva accertare e valutare i rischi derivanti da quelle operazioni di demolizione (e di quelle condizioni di lavoro) ha preferito rinviare sine die, sminuendo e considerando irrilevanti le molte segnalazioni che erano giunte dagli inquilini dello stabile.
L'indifferenza ha cancellato le vite di quattro lavoratrici, militi ignoti del made in Italy filocinese e di una studentessa: una sorta di 8 marzo all'italiana, un condensato dell'ignavia e dell'indifferenza irresponsabile, del malaffare, del muro di gomma che le istituzioni anche in queste "piccole" cose oppongono alle proteste dei cittadini, dell'irresponsabilità di chi, con le spalle al muro, preferisce far lavorare in condizioni impossibili (uno scantinato di un edificio comunque già fatiscente e certo inadatto a ospitare un luogo di lavoro) pur di ottenere un minimo guadagno.
L'indifferenza è approssimazione, è vivere al momento senza cogliere alcun attimo, è lo sprofondare nel qui e ora senza intelletto, nel grigiore in cui tutto diventa uguale a tutto e, in fondo, conta solo scrollarsi di dosso il fastidio di chi ancora ne lamenta la pena e lo strazio.
L'indifferenza lascia che le case crollino, che le cose passino senza senso, che le vite si spendano senza dignità e si possano spegnere senza scopo. Tutto deve andare avanti come sempre, senza mai fermarsi, senza mai chieder conto, senza alzare la voce.
Poi il male si abbatte e ci abbatte, tutti: i pochi che "l'avevano detto" dovranno adesso tacere per non fare la figura delle cassandre o dei grilli parlanti; i molti, i troppi, che "non l'avrebbero mai detto" dovranno tacere per la vergogna della loro insipienza e stolidità.
"Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, il possibile bene che un atto eroico (di valore universale) può generare, non è tanto dovuto all'iniziativa dei pochi che operano, quanto all'indifferenza, all'assenteismo dei molti. Ciò che avviene, non avviene tanto perché alcuni vogliono che avvenga, quanto perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia fare, lascia aggruppare i nodi" (A. Gramsci).

Ilaria Caruzzo 4BP ha detto...

A Barletta resta il dolore straziante dei parenti delle cinque vittime. Antonella, Matilde, Tina, Giovanna erano le operaie che lavoravano nello scantinato del condominio che è crollato. La più giovane delle vittime è invece Maria, la figlia dei titolari del laboratorio, studentessa di quattordicianni che per un crudele gioco del destino si trovava lì in quel momento. Nel palazzo si trovavano anche altre due persone che fortunatamente sono sopravvissute al crollo: Emanuela, incinta di cinque mesi e sua mamma Antonia. Sono ferite però ce la faranno e soprattutto l’unica notizia positiva è che Emanuela non perderà il suo piccolo Ruggero. Adesso scoppiano le polemiche e nel paese montano la rabbia e l’indignazione della gente che parla di “tragedia annunciata”. Erano infatti settimane che gli abitanti del condominio si lamentavano per le crepe nei muri, sempre più evidenti e, proprio un paio di giorni prima del tragico crollo, la palazzina era stata controllata dai vigili del fuoco e dai tecnici del comune che avevano fatto un sopralluogo, senza però rilevare niente di preoccupante. Anche quel giorno, nessuno fece scattare un piano di evacuazione che avrebbe potuto salvare quelle vittime innocenti. Ora la procura di Trani ha aperto un’inchiesta. Spetterà agli inquirenti capire che cosa è successo e soprattutto perché nessuno, nonostante i tanti allarmi lanciati dagli abitanti della palazzina, è intervenuto in tempo prima che cinque persone perdessero tragicamente la vita. Nei titoli dei giornali si evidenzia il fatto che le donne erano sottopagate per il lavoro che svolgevano però alla fine il problema che ha causato la loro morte non centra niente con lo stipendio che percepivao queste operaie ma con il fatto che le persone competenti non sono state in grado di valutare la gravità della situazione del palazzo che non era a norma. Se fosse stato il contrario queste persone sarebbero ancora vive. Il valore della vita è unico e bisogna averne rispetto. Sostengo che a volte c’è molta superficialità infatti si può constatare che anche nei luoghi pubblici molto spesso non sono presenti i controlli dovuti: i palazzi e le chiese sono fatiscenti. Per esempio due giorni fa nel telegiornale regionale si parlava che in un comune del Trevigiano alcune tegole del campanile del paese sono cadute nel giardino sottostante dove molto spesso ci sono bambini che giocano. E’ molto rischioso questo però finchè non succede la tragedia si fa finta che tutto va bene e si rimanda sempre al giorno dopo il problema. I soldi magari vengono spesi per altri motivi che, il più delle volte, non sono nemmeno importanti come per esempio asfaltare una strada che non ne aveva bisogno o mettere nelle aiuole troppo fiori solo per apparire. E’ un peccato che al giorno d’oggi con tutte queste tecnologie e apparecchiature sempre più sofisticate succedano ancora dei casi di malfunzionamento della società come questo.

Torresan Antonio ha detto...

Ancora una volta l'Italia viene colpita dall'ennesima tragedia, tragedia che si poteva e si doveva evitare.
Questo imperdonabile disatro si è consumato il giorno 7 ottobre all'interno di un maglificio abusivo, messo in opera in un sottoscala di un'abitazione, a Barletta, un piccolo comune della Puglia, dove a farne le spese sono state cinque persone come tutte le altre: la figlia dei titolari del "posto di lavoro" e le quattro operaie che lavoravano all'interno, sfruttate e pagate per 3,95 euro l'ora. La causa di ciò è stato il crollo dell'edificio stesso, non controllato con le dovute maniere e lasciato tranquillamente agibile. Ora una domanda sorge spontanea:a chi va la colpa di tutto ciò? Al datore di lavoro che non si è interessato sufficientemente di salvaguardare lo stabile, o a coloro che lo hanno controllato in modo errato? Penso che la colpa vada attribuita all'indifferenza di entrambi e delle persone perchè come le onde passano sopra le impronte lasciate nella sabbia e le fanno scomparire, così è l'indifferenza delle persone: passare sopra qualsiasi problema e senza interessarsi di ciò che potrebbe accadere. Inoltre ciò che è successo verrà presto dimenticato e saremo continuamente riempiti dalle solite cronache, senza lasciare un piccolo spazio sia per informare il nostro Paese e sia per ricordare il tragico evento.

Chiara Graps 4BP ha detto...

Il 4 ottobre 2011 a Barletta è avvenuto il crollo di una palazzina comportando la morte di cinque donne, di cui una ragazzina dell’età di 14 anni figlia del proprietario. Nei giornali nei giorni seguenti non è stata data molta importanza al caso e oggi leggendo articoli on- line viene sottolineata la bravura dei soccorritori e i provvedimenti che si prenderanno sul caso per capirne le cause . Bene , ma non basta. Nessuno riporterà a casa dalle proprie famiglie Antonella, Matilde, Tina, Giovanna e Maria decedute per colpa di chi ha deciso di fare l’indifferente. Questa volta è capitato a queste donne e domani a chi toccherà? Finchè il problema non ci coinvolge direttamente è così facile girarsi dall’altra parte, ma non è così che dovrebbero andare le cose. E non ha nemmeno senso puntare i riflettori sull’imprenditore e sulla sua attività in nero, facendo pensare che la causa sia solo questa. Bisognerebbe piuttosto indagare su chi non ha fatto controlli adeguati e chi , nonostante i reclami fatti sulle condizioni del palazzo che era abitato , se ne è lavato le mani. Non credo sia accettabile che al giorno d’oggi avvengano ancora casi del genere e chissà perché proprio in Italia la quale si ritiene civilizzata e che invece dimostra di non essere all’altezza venendo derisa da tutti; ma noi nella nostra bolla non ce ne accorgiamo. Non possiamo pretendere di figurare come una nazione emergente se non riusciamo neanche a far lavorare le persone in un luogo decente. Il nostro Paese è in continuo degrado. Lo sfruttamento è all’ordine del giorno .
L’articolo II della Costituzione Italiana dice:” La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.” Quindi credo sia necessario partire da questo: Rispettare l’essere umano in quanto tale in qualsiasi situazione si trovi, sia che si tratti di fargli esercitare un mestiere secondo norme di sicurezza adeguate , e con una paga adatta sia che lo si debba rispettare per il proprio pensiero.
Per tirare le somme vorrei finire con una domanda che dovremmo porci tutti su questo caso e sulla decadenza dell’Italia : E’ solo leggerezza o sotto ci sono anche sporchi interessi?

Claudia Lucatello 4bp ha detto...

Penso che quello che è successo sia vergognoso per due principali motivi secondo me. Il primo motivo è perché il giorno prima nell’edificio erano stati fatti dei controlli ed era stato detto che tutto era apposto, che non c’era assolutamente nessun pericolo ed infine sono morte 4 persone; il secondo è che le persone si debbano accontentare di lavorare in nero ed essere pagate pochi soldi all’ora,in questo caso sono 4 donne che per arrivare a fine mese hanno accettato di lavorare a quelle condizioni e in quelle condizioni, rimettendoci la vita. Di ciò se ne parlerà poco,molto poco, sono più importanti altre cose, anche quando ad esempio si costruisce una casa vicino ad una montagna e dopo una forte pioggia c’è una frana e una casa crolla e muoiono persone viene data molta più importanza di ciò, ritengo che una persona che fa costruire una casa li deve assumersi le proprie responsabilità e capire che ci sono dei rischi,che non è una posizione ottimale per costruire una casa. Ci sofferma troppo su determinate cose mentre si resta indifferenti su altre, tra cui queste. Inoltre una ragazza è morta perché era andata in quella ditta, era uscita da scuola un’ora prima,se fosse rimasta a scuola sarebbe ancora viva,ma il brutto è che anche molte scuole crollano e studenti muoiono, non si sa più dove si è sicuri direi. Una vergogna.

Anonimo ha detto...

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