16 febbraio 2013

Arcipelago Amazon

Sono a migliaia, vengono dalla Spagna o da altri paesi dell'Europa mediterranea colpiti dalla crisi, oppure da Romania, Ungheria, altri Stati dell'Unione europea dove la povertà di massa spinge a emigrare, e il basso costo del lavoro scatena gli appetiti di produzione low cost delle multinazionali. E i big global players li sfruttano come bestie, come forzati, roba da ricordare gli schiavi nelle prigioni di cotone, il lavoro infantile in Pakistan o le fabbriche-lager in Cina. Amazon, il più grosso commerciante online del mondo, è sotto accusa: ha costruito un vero e proprio Arcipelago GuLag del lavoro forzato con miseri contratti a termine per gli schiavi e i forzati del turbocapitalismo globale, neoliberista e senza scrupoli. (Continua su Repubblica.it)

2 commenti:

giovanni ha detto...

Ci si accorge solo ora che esistono queste realtà per condannare la crisi, quando due anni fa in cina morivano operai cinesi chiusi dentro una fabbrica della Apple che fa le pubblicità con i bambini sorridenti...

Nicolò Barbini ha detto...

E’ innegabile che l' evoluzione scientifico-tecnologica ha raggiunto negli ultimi anni livelli prima impensabili. Chi avrebbe mai pensato, se non gli scrittori di fantascienza, all’ allunaggio, alle potenzialità di Internet, alla cura da malattie ritenute inguaribili? E solo per fare qualche esempio. Del resto già l’uomo antico riteneva che la tecnologia dei suoi tempi, certamente ridicola se confrontata con quella odierna ma pur sempre tecnologia, fosse avanzata moltissimo lasciando però scoperto il progresso dell’uomo sotto il profilo morale ed etico. Seneca era assolutamente convinto di ciò: per lui infatti la tecnologia era proceduta con passo più spedito rispetto al vero progresso dell’uomo, alla possibilità di un perfezionamento individuale raggiungibile solo per mezzo della filosofia.
Con il progresso tecnologico in realtà l’umanità non ha davvero fatto un balzo in avanti, anzi…. Tutti abbaiamo presente l’uomo operaio di Charlie Chaplin in “Tempi Moderni”, fagocitato dagli ingranaggi infernali di una macchina che lo stritola garantendo però al tempo stesso un sicuro profitto al padrone della fabbrica. Si potrebbe dunque dire che la tecnologia non solo non ha migliorato l’umanità ma ha addirittura contribuito a sottolinearne drammaticamente le differenze. Da un lato chi possiede la tecnologia se ne serve per migliorare il proprio benessere economico, dall’altro chi ne è l’utilizzatore diretto ne è soggiogato e resta un poveraccio. La vicenda di Amazon e di tutti i casi simili dimostra appunto il paradosso di un’umanità che identifica il benessere economico con la vita dimenticando di ricercarne il senso più profondo. Così Euclione, il vecchio avaro ridicolizzato da Plauto nell’”Aulularia”, genera il riso degli spettatori equivocando tra la propria figlia e la pentola piena d’oro che per lui è il suo bene più prezioso. La condizione di chi sfrutta i suoi simili trattandoli alla stregua di schiavi moderni non è diversa, siamo sempre di fronte ad un Uomo sempre uguale, incapace di vero progresso. Perché il vero progresso non è riempirsi la casa di oggetti lussuosi o possedere un parco macchine includente Jaguar e Ferrari ma vivere in un mondo senza guerre, in cui non ci sia chi muore ancora di fame o non possa esprimere liberamente il proprio pensiero.
Questo benessere apparente, rappresentato nella sua veste più innocente dai “bambini sorridenti" della pubblicità, belli, ricchi e buoni, è esempio di un falso sviluppo che va rifiutato e che necessita un impegno di tutta la società a 360°. La tecnologia altrimenti che senso ha se non migliora davvero la vita di tutti gli esseri umani? O dobbiamo accontentarci di pensare che i tamburini dell’esercito napoleonico sono diventati i bambini soldato che uccidono armati di armi sofisticatissime nel Darfur ?
Nicolò Barbini